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LE FOGLIE SUDDIVISIONE LE PHOENIX I NEMICI
Parzialmente estrapolato da :
Museo di Geologia e Paleontologia dell'Università di Padova e Dipartimento di Botanica  dell'Università di Catania

ARECACEAE

      Le Arecaceae ,comunemente note come Palme sono una famiglia di piante appartenenti all'ordine Arecales. Comprende 202 differenti generi con circa 2.600 specie, divisa in 8 tribù (sottospecie) , la maggior parte delle quali diffuse nelle aree a clima tropicale o subtropicale. Sono fra le poche famiglie di piante monocotiledoni che presentano specie con portamento arboreo pur essendo comunque sprovviste di un accrescimento secondario.

     Alcune palme di questa famiglia sono utilizzate, soprattutto in Asia, per la produzione del vino di palma.

     Si tratta in massima parte di piante tropicali e subtropicali; solo poche specie si sono adattate a climi più freddi.

     La maggior parte delle specie sono native di Africa, Asia e Australia, ma non mancano le specie native del Nuovo mondo. Esistono inoltre due specie native dell'Europa meridionale: la palma nana Chamaerops humilis, tipica specie della macchia mediterranea, diffusa in Portogallo, Spagna, Francia, Italia (soprattutto in Sicilia, Sardegna e Calabria), e Malta e la Phoenix theophrasti, nativa di Creta e della Turchia meridionale. Tra le specie adattatesi ai climi freddi merita una menzione il genere Trachycarpus, nativo dell'Asia orientale, che riesce a crescere sino alle latitudini dell'Islanda. Non sono considerate alberi da legno.

     Si tratta di una delle più antiche famiglie vegetali: resti fossili di Arecaceae compaiono già durante il Cretaceo, circa 70-80 milioni di anni fa.

     La distribuzione attuale delle Palme, i cui resti fossili più antichi risalgono al Cretaceo (circa 100 milioni di anni fa), è il risultato di diversi fattori; innanzitutto la separazione degli antichi continenti Laurasia e Gondwana, con conseguente comparsa di nuove specie e generi nelle diverse parti del mondo; in secondo luogo la modalità di dispersione dei semi, solitamente pesanti e quindi non facilmente trasportabili, e, infine, la scarsa tolleranza delle Palme alle basse temperature che le lega alle zone tropicali e subtropicali, con limiti altitudinali intorno a 3000 m s.l.m.

     Grandi alberi alti oltre 10 metri, simili a palme o felci, piante che si estendevano in orizzontale, e un sistema ecologicamente molto più complesso di quanto si credesse. Così appariva 385 milioni di anni fa la foresta di Gilboa, nei monti Catskill, situati nella parte settentrionale di quello che ora è lo stato di New York. A svelare su Nature i segreti di questa  foresta fossile di 1300 metri quadrati, la più antica mai scoperta, è stato Chris Barry della Cardiff School of Earth and Ocean Sciences in Galles (UK).

    Jurassic Park ed il palmeto pietrificato a Palazzo Cavalli di Padova

     Fra i fossilI vegetali una importantissima sezione di Paleobotanica, fiore all’occhiello dell’esposizione.

      Una foresta pietrificata ricca di reperti di notevole rilevanza scientifica, ragguardevoli dimensioni e di grande valore espositivo, aspetta e incanta il visitatore.

     Palme antiche dai cinquanta ai trenta milioni di anni, sono i fossili rinvenuti nei famosi giacimenti del Veneto che adornano la famosa Sala delle Palme fra cui spicca l’imponente olotipo della Latanites maximiliani, alto più di tre metri.

 

LE FOGLIE SUDDIVISIONE LE PHOENIX I NEMICI

 

LE FOGLIE : Si possono distinguere in :
foglie palmate, con lamina a ventaglio, formata da pinne inserite tutte all'apice del rachide;

 

 

foglie costapalmate, con lamina a ventaglio, costituita da pinne inserite nel tratto terminale del rachide che forma così una costa sporgente sulla lamina;

 

foglie pennate o bipennate, con pinne inserite ai lati del rachide.Le pinne, che presentano una o parecchie pieghe, possono essere lineari, a spina di pesce, acute o mozze, le inferiori spesso trasformate in spine.

 SUDDIVISIONE DELLE ARECACEAE

 

Areca triandra

Chamadorea seifrizii

  • Borasseae

con foglie a ventaglio, perianzio tipico della famiglia, ovario sincarpico (Hyphaene, Borassus, Lodoicea)

 

 

Lodoicea Maldivica

 

 

Raphia australis

 

Cocos nucifera

 Lytocaryum wedellianum

  • Corypheae

con caratteri fiorali tipici della famiglia, carpelli liberi, frutto a bacca, foglie pennate o a ventaglio (Phoenix, Chamaerops, Trachycarpus, Livistona, Sabal, Washingtonia)

Chamaerops umilis

 

 

 

 

 

Coripha umbraculifera

 

  • Lepidocaryeae

con ovario sincarpico e frutti coperti di scaglie embriciate (Raphia, Metroxylon, Calamus)

Lepidocaruym tenue (sottobosco)

  • Phytelephantineae

con fiori senza perianzio, numero elevato di stami nei fiori maschili e fiori femminili con ovario multiloculare (4-9 logge), infruttescenze (Phytelephas)

Phytelephas tumacana

     Il frutto può essere una bacca (Phoenix) o una drupa (Cocos). Solitamente una sola loggia fecondata continua lo sviluppo, mentre le altre regrediscono, cosicché il frutto contiene un solo seme. L'impollinazione è prevalentemente anemogama e, allo scopo, la pianta produce una grande quantità di polline. Vi sono anche alcune specie entomogame, nelle quali la spata può emanare profumo per attirare i pronubi. Si distinguono specie monocarpiche, con le infiorescenze sull'asse in posizione terminale, che vivono un certo numero di anni senza riprodursi e che muoiono subito dopo la fioritura (Corypha) e specie policarpiche, con infiorescenze ascellari e capaci di fiorire molte volte.

     Le Arecaceae comprendono piante molto importanti per l'economia umana. In particolare, dalla palma da cocco, Cocos nucifera, diffusa lungo le coste marine equatoriali del Vecchio Mondo, si ricavano una moltitudine di sostanze alimentari; infatti, dalla drupa, detta noce di cocco, con la cavità dell'endocarpo occupata da un enorme albume e da un liquido detto latte, si ricavano grassi, olio, vino, latte di cocco. Le gemme, inoltre vengono utilizzate come verdura, e il tronco viene adoperato come legname.

     Grande importanza ha anche Phoenix dactylifera, la palma da dattero, soprattutto nell'economia dei paesi maghrebini, che produce grandi quantità di frutti (bacche). Molte specie vengono, poi, impiegate per la produzione di fibre vegetali (Sabal, Chamaerops, Trachycarpus, Borassus, ecc.), altre, con endosperma corneo, per la produzione del cosiddetto avorio vegetale (Phytelephas macrocarpa). Moltissime palme vengono anche impiegate, nelle nostre regioni a clima più mite, per la realizzazione a scopo ornamentale di alberature in parchi, giardini, piazze e viali. Tra le più utilizzate a questo scopo si ricordano Phoenix canariensis, P. dactylifera, Washingtonia filifera, W. robusta, Syagrus romanzoffiana, Trachycarpus fortunei, ecc.

 

LE FOGLIE SUDDIVISIONE LE PHOENIX I NEMICI

 

 

   Il genere Phoenix (Sottofamiglia Coryphoideae, Tribù Phoeniceae) è uno dei generi del vecchio mondo più conosciuti. Esso comprende tredici specie di palme (Sasha Barrow, A Revision of Phoenix, 1998) a foglie pennate, dioiche ed è caratterizzato da una larghissima fascia di distribuzione che va dalle Isole Canarie all’Africa tropicale e subtropicale, alla zona mediterranea, al Medio Oriente, alla penisola araba, all’India, al sud-est asiatico fino a Hong Kong, a Taiwan e ad alcune isole delle Filippine. Queste palme crescono in habitat che possono essere molto diversi tra loro quali i deserti, il sottobosco delle foreste di pini fino a 2.000 m. di altitudine, i margini delle macchie di mangrovie lungo le zone costiere, le zone semiaride. Alcune sono resistenti a significative percentuali di salinità nell’aria, altre alla secchezza ed al calore della stessa, comunque tutte richiedono buone quantità di umidità alle radici. Non per niente la presenza di Phoenix dactylifera nei deserti è indicativa della presenza di acqua (oasi).

   Nove delle tredici specie sono pollonanti cioè producono polloni alla base del tronco e quattro (P.canariensis,P.rupicola,P.sylvestris,P.andamanensis) sono a tronco singolo. Questi polloni possono svilupparsi e formare nuovi tronchi. Il tronco può essere massiccio, di media taglia, sottile ed   anche sotterraneo. Le foglie di tutte le specie presentano una caratteristica più o meno marcata : nella parte bassa del rachide, vicino all’attaccatura del tronco i segmenti fogliari  si sono trasformati in lunghe ed affilate spine, ben conosciute da tutti coloro che si sono cimentati almeno una volta in operazioni di potatura. Le foglie hanno anche un’altra caratteristica peculiare: diversamente da quasi tutte le altre specie di palme a foglie pennate, i segmenti fogliari evidenziano una sezione a “V” (induplicati). Tanto per intenderci i segmenti fogliari delle specie del genere Butia e della Jubaea spectabilis hanno una sezione a “V” rovesciato (reduplicati).

   Come già accennato, tutte le specie di questo genere sono dioiche cioè fiori maschili (staminiferi) e fiori femminili (pistilliferi) si trovano su piante diverse. L’infiorescenza è emessa tra le foglie e quella maschile è in genere sensibilmente più corta di quella femminile cosicché si può riconoscere immediatamente se una palma in fioritura è un maschio od una femmina.  I frutti sulla pianta femmina si presentano in grossi grappoli pendenti ed evidenziano svariati colori  a maturità, dal giallo arancio (P. canariensis e P. sylvestris) all’arancio rosso brillante (P. reclinata), al verde bruno (P. roebelenii) od anche varie tonalità di rosso, bruno o nero. Nel caso della P. dactylifera  il lungo periodo di coltivazione e le selezioni operate dall’uomo  hanno determinato notevoli variabilità nella colorazione, nel sapore e nelle dimensioni del frutto.

   Tutte le specie si ibridano facilmente tra di loro. I semi raccolti da palme coltivate vicino ad altre di specie diverse sono con molta probabilità ibridi.

   Ogni frutto (dattero) contiene un solo seme che è caratterizzato dalla presenza di un lungo solco longitudinale. La lunghezza del seme varia da 7 mm.(P. roebelenii) ad oltre 30 mm (in alcune varietà di P. dactylifera). La sezione trasversale del seme è circolare con l’eccezione della P. paludosa nella quale il seme si presenta abbastanza schiacciato. Una sola specie, P. andamanensis, ha i semi con l’endosperma ruminato (infiltrazioni nell’endosperma del rivestimento del seme), tutte le altre specie hanno semi con l’endosperma omogeneo.

   La germinazione è tubolare remota e la prima foglia è semplice lanceolata.

   La definizione generica (Phoenix) ricorda la Fenice, mitico uccello dalle ali rosse e dorate che, secondo la leggenda, ogni 500 anni si bruciava da sé per poi rinascere dalle proprie ceneri, ma può anche ricordare i Fenici che grandemente contribuirono alla diffusione della palma da datteri.

 

Phoenix acaulis

Specie a tronco sotterraneo o, come si usa dire, senza tronco (acaule). Distribuita  nella fascia sub-Himalaiana che comprende il nord dell’India e Nepal. Cresce nel sottobosco delle foreste di pini da 400 m. fino ad oltre 1500 m. di altitudine. Il colore delle foglie è verde grigio pallido. L’infiorescenza è emessa a livello del terreno. I segmenti fogliari sono poco rigidi e nelle piante vecchie addirittura penduli. La resistenza al freddo è molto elevata. La specie è molto poco coltivata anche se i semi sono spesso disponibili presso rivenditori specializzati su Internet. Costituisce soprattutto una curiosità per i collezionisti.

  

 

 

Phoenix andamanensis

Descritta da Sasha Barrow nel 1998. Del tutto simile alla P. rupicola dalla quale si diversifica per avere i semi con l’endosperma ruminato. Specie molto rara presente nelle Isole Andamane, golfo del Bengala. Cresce sui pendii montuosi tra 450 m. e 700 m. Praticamente assente in coltivazione per cui non si hanno dati in proposito. Probabilmente presenta una resistenza al freddo simile a quella della P. rupicola e, se è così, è piuttosto limitata.

  

Phoenix caespitosa

Specie pollonante a tronco sotterraneo che cresce in aree deserte della Somalia fino a 900 m. di altitudine. Presente anche in alcune zone desertiche dell’Arabia e dello Yemen. Le foglie hanno i segmenti rigidi e sono di un colore grigio azzurro. Esteticamente somiglia ad una P. dactylifera senza tronco e pollonante.Anch’essa risulta praticamente assente in coltivazione.

   

Phoenix canariensis

Ampiamente coltivata e conosciuta , è sempre una delle palme più eleganti e decorative. Distribuita naturalmente in tutte e sette le isole dell’arcipelago delle Canarie con prevalenza in quantità a La Gomera, dal livello del mare fino a 600 m. di altitudine. Nelle aree a clima temperato mediterraneo è una delle palme più piantate evidenziando una notevole resistenza al freddo, sopportando senza danni temperature di -7°C e sopravvivendo, con danni parziali (bruciatura di tutte le foglie che però poi vengono riemesse) , anche a punte di -12°C. In Italia è piantata comunemente nel sud e nel centro fino a Firenze mentre al nord si trova in microclimi favorevoli, intorno ai laghi e nella Riviera ligure.

La P. canariensis si ibrida molto facilmente con le altre specie del genere, soprattutto con la P. dactylifera e la P. reclinata. Nei parchi pubblici di Roma si possono osservare numerosi esemplari ibridi naturali con la P. dactylifera che evidenziano le caratteristiche delle due specie.

Della P. canariensis  si conosce una varietà a frutti rossi ( var. porphyrocarpa). Sappiamo che all’interno di una specie la variabilità può essere anche notevole. In particolare il colore dei frutti può naturalmente variare dal giallo chiaro al giallo ocra intenso. La variabilità naturale non è però in grado di spiegare la presenza del colore rosso nella specie in questione. Sono state fatte due ipotesi:

1)Si tratta di una mutazione genetica, non infrequente nelle piante coltivate, che ha determinato il nuovo colore rosso dei frutti.

2) Si è verificata, in passato, una ibridazione con la P. reclinata la quale ha trasmesso il colore rosso dei propri frutti alla P. canariensis. Sarebbero pertanto presenti oggi  P. canariensis con una parte del patrimonio genetico della P. reclinata che determinerebbe il colore rosso dei frutti.

 

L’impollinazione della P. canariensis avviene sia tramite gli insetti (entomofila)  che tramite il vento (anemofila) e sembra che i granuli del polline riescano a fecondare l’infiorescenza femminile fino a 5 km di distanza.

 

Phoenix dactylifera

Sembrerebbe indigena delle regioni aride del nord Africa e del Medio Oriente tuttavia la distribuzione naturale di questa specie non è conosciuta. La coltivazione della dactylifera che si effettua da oltre 5.000 anni, ha portato la presenza di questa specie ben al di là degli originari confini naturali tanto che questi stessi oggi rimangono un mistero ed è dubbio che essa esista ancora allo stato selvatico.L’area di coltivazione include il nord Africa, il Medio Oriente, l’India ed il Pakistan. Recentemente alcune coltivazioni, a livello commerciale, della palma da datteri sono state impiantate in California. Edoardo Beccari (1890) ha tentato di definire l’area di origine sulla base di considerazioni ecologiche: la palma da datteri vive in regioni calde e secche, con pioggia molto scarsa ma con umidità alle radici. Inoltre è piuttosto resistente alla salinità. I paesi che soddisfano completamente queste richieste, egli afferma, sono quelli che si affacciano sul golfo arabico.

E’ una specie generalmente pollonante, caratteristica che però diminuisce con l’età fino a cessare del tutto. Il tronco è decisamente più sottile di quello della canariensis, il colore delle foglie è più glauco, quasi azzurrognolo, ed i segmenti fogliari sono più rigidi.

I datteri sono stati utilizzati per millenni dalle popolazioni come importante componente di sostentamento. Esistono centinaia di varietà, addirittura  Popenoe (1973) ne ha elencate 1500.

Per fruttificare bene questa palma ha bisogno di molto calore altrimenti i datteri non arrivano a maturazione. S. Barrow riporta un vecchio proverbio arabo che dice :” la palma da datteri ha i piedi in un rivo d’acqua e la testa nella fornace del cielo”. Devo per altro dire che gli americani  hanno recentemente selezionato due varietà ( Medjool e Zahedii) che riescono a fruttificare bene anche a temperature più basse.

E’ molto resistente al freddo , quasi come la canariensis e anche un certo grado di salinità dell’aria e sembra indifferente alle caratteristiche del terreno (acido o basico).

Esteticamente la dactylifera somiglia di più alla silvestris che alla canariensis. Il colore delle foglie è abbastanza simile. Le due specie si differenziano perché la silvestris  non ha un habitus pollonante, è sempre a tronco singolo, ha il peduncolo dell’infiorescenza più corto, i frutti sono più piccoli e non commestibili.

 

 

Phoenix loureirii

E’ una palma piuttosto contenuta nelle dimensioni. L’altezza del tronco varia da 1 m. a 4 m. mentre il diametro arriva al massimo a 30 cm. Può essere sia a tronco singolo che pollonante. Il colore predominante delle foglie è verde scuro ed i segmenti danno l’impressione di essere più fitti e più vicini sul rachide rispetto alle altre specie. Sono inoltre disposti ad angolazioni decisamente diverse sul rachide stesso dando così la sensazione di  “piumosità”, un po’ come accade per il Syagrus romanzoffianus. I frutti a maturità sono nero-blu.

La definizione specifica onora il padre Joao de Loureiro, un religioso naturalista portoghese che ha collezionato piante nel sud-est asiatico. Devo per altro dire che alcuni autori definiscono questa specie “loureirii”, altri “loureiroi”.

E’ distribuita in tutta la fascia sub-Himalayana, attraverso l’India, fino al sud-est asiatico, alla Cina meridionale e ad alcune isole delle Filippine e occupa un habitat molto ampio che va dal livello del mare fino a 1700 m. di altitudine. P. humilis e P. hanceana sono considerate oggi sinonimi della  P. loureiri la quale mostra una forte variabilità specifica. Di essa  sono riconosciute due varietà, P. loureiri var. humilis e P. loureiri var. peduncolata sulla base di caratteristiche talmente di dettaglio (presenza o meno di cellule sclerotiche e tanniniche lungo i margini dei segmenti fogliari) che è certamente meglio lasciarle all’affascinante ma talvolta strano mondo dei tassonomi.

La resistenza al freddo è piuttosto bassa, molto inferiore a quella delle P. canariensis e P. dactylifera. 

 

Phoenix paludosa

 Ogni tronco supporta un ciuffetto di poche foglie molto arcuate con segmenti piuttosto morbidi verdi di sopra e con una patina biancastra di sotto. La patina bianca compare già nelle primissime foglie cosicché questa specie si può subito riconoscere anche dalla prima foglia emessa.  

Occupa le aree costiere del golfo del Bengala, delle isole Andatane e Nicobare, del sud-est asiatico, della Malesia, di Sumatra. Ha un habitat estremamente particolare e distintivo all’interno del genere. Cresce ai margini delle macchie di mangrovie con le radici  costantemente bagnate in zone talvolta inondate da acqua salmastra tant’è che il nome inglese è “mangrove date palm”.

Non è resistente al freddo e richiede clima caldo e umido per tutto l’anno cosicché risulta problematica la coltivazione in aree a clima mediterraneo.

Phoenix pusilla

E’ una specie in generale a tronco singolo ma non sono rari esemplari pollonanti. Il tronco difficilmente supera i 5 m. di altezza ed i 30 cm. di diametro ed è di solito ricoperto da numerose basi delle foglie , direi quasi fitte e strette tra loro, di colore grigio, il che costituisce un elemento distintivo della specie. Le foglie sono di un verde brillante con i segmenti piuttosto rigidi ed appuntiti. Questi ultimi, anche in questa specie, essendo inseriti sul rachide ad angolazioni sensibilmente diverse, danno  un’apparenza “piumosa”.

Distribuita nel sud dell’India ed in tutto lo Sri Lanka, fino ad un’altitudine di 700 m.

E’ una specie caratteristica delle zone tropicali o subtropicali e quindi poco resistente al freddo.

La P. zeylanica è ritenuta sinonimo di P. pusilla.

Phoenix reclinata

Specie fortemente pollonante con tronchi sottili alti fino a 10 m. e fino a 20 cm. , sono state trovate piante con fino a 25 tronchi. I tronchi non sono mai diritti ma dal centro della base crescono formando un angolo verso l’esterno, in altre parole crescono inclinati verso l’esterno e da qui la definizione “reclinata”. Le foglie, elegantemente arcuate, sono di un colore verde giallastro. I frutti a maturità mostrano un bel colore rosso con tendenza al bruno.

Distribuita in tutta l’Africa tropicale e subtropicale , nel Madagascar e nelle isole Comore. Mostra un habitat piuttosto vario. Cresce normalmente lungo i corsi d’acqua ma si può trovare anche in condizioni più aride fino a 3000 m. di altitudine.

     A dispetto della distribuzione tropicale o subtropicale, mostra una certa resistenza al freddo.  

 

Phoenix roebelenii

Specie sia a tronco singolo che pollonante. Gli esemplari coltivati sono in generale a tronco singolo. S. Barrow afferma (1994) che le forme in coltivazione sono il risultato di una serie di ibridazioni con altre specie di Phoenix coltivate ed in qualche modo, nel corso di queste ibridazioni, la capacità pollonante è andata persa.Pertanto le forme allo stato naturale sono in genere multitronco. Qust’ultimo difficilmente supera l’altezza di 2 m. e 10 cm. di diametro. Le foglie, di un bel verde profondo, sono elegantemente arcuate con segmenti fogliari molto morbidi. Nel complesso dà l’impressione di una mini-palma sempre tuttavia molto elegante. Il nome inglese è “pygmy palm”(palma pigmea) mentre “roebelenii”  onora il tedesco Roebelen che per primo ha scoperto questa palma nel Laos.

Distribuita nel Laos, Vietnam, Cina meridionale. Cresce quasi esclusivamente lungo i corsi d’acqua. La resistenza al freddo è limitata. 

 

Phoenix rupicola.

Palma  a tronco singolo che arriva  al massimo fino a 5 m. di altezza  ed a 25 cm. di diametro.Il tronco è in genere spoglio delle vecchie foglie ed evidenzia un piacevole andamento a spirale delle impronte delle foglie cadute. Queste ultime, elegantemente arcuate, sono di un bel colore verde scuro. I segmento fogliari sono morbidi e sottili. E’ molto apprezzata per la sua bellezza ed eleganza.

Distribuita in Bhutan, nel distretto di Darjeeling e nel Bengala occidentale in India. Cresce in luoghi rocciosi (da cui “rupicola”) e inaccessibili da 300 m. fino a 1.250 m. di altitudine.

Non mostra una resistenza al freddo. tuttavia nelle zone costiere dell’Italia centrale può essere coltivata all’aperto con qualche protezione durante l’inverno se la pianta è giovane.

 

Phoenix sylvestris

Palma a tronco singolo fino a 15 m. in altezza e 30 cm. di diametro. Il tronco somiglia a quello della canariensis ma è meno massiccio, più sottile. Foglie grigioverdi con riflessi argentati (il nome inglese è “Silver date palm”). I segmenti fogliari sono inseriti sul rachide con leggere diverse angolazioni cosicché, se visti da lontano, sembrano quasi sullo stesso piano. Complessivamente somiglia più alla P. dactylifera che alla P. canariensis.

Distribuita nelle zone pianeggianti dell’India e del Pakistan.

Le vecchie piante, similmente alla P. canariensis, possono produrre grosse masse di radici alla base. Il colore di frutti varia a maturità da arancione a rosso scuro.

La resistenza al freddo è buona ma comunque inferiore a quella della P. canariensis ed è forse questo il motivo per cui questa palma non ha avuto una vasta diffusione in Italia, è rimasta quasi a livello di nicchia sebbene sia caratterizzata da una crescita  rapida.

Sinteticamente gli elementi di differenza con la P. canariensis sono: il tronco più sottile, il diverso colore delle foglie, la corona più compatta e limitata.

 

 

 

Phoenix theophrasti

Questa specie era conosciuta da moltissimo tempo ma era riferita alla P. dactylifera e solo nel 1967 è stata descritta come specie a se. In effetti è parente strettissima della P. dactylifera e da alcuni è considerata una forma o varietà di essa. Rispetto a quest’ultima mostra un habitus ancora più pollonante, una statura inferiore, foglie più corte e segmenti fogliari più rigidi. Questi sono talmente rigidi che possono essere pericolosi per le persone che inavvertitamente si avvicinano. E’ una palma dalla quale bisogna tenersi a debita distanza.

Distribuita a Creta  e in Turchia dove cresce soprattutto lungo le coste. Frutti dal giallo al bruno a maturità.La definizione è in onore del grande filosofo-botanico greco Teofrasto.

La resistenza al freddo è paragonabile a quella della P. dactylifera.

 

Phoenix atlantica

E’ stata  definita da Chevalier nel 1952 sulla base di esemplari osservati nelle isole di Capo Verde come specie pollonante con tronchi alti fino a 15 m. e 45 cm. di diametro. Lo stesso Chevalier ha notato che queste palme avevano caratteristiche comuni alla P. canariensis, alla P. dactylifera ed alla P. reclinata. Sasha Barrow nel 1998 riporta:” ogni possibile evidenza mi suggerisce che la P. atlantica è stretta parente della P. dactylifera, ma non è chiaro se essa rappresenti la dactylifera stessa o non sia che il risultato di successive ibridazioni tra la P. dactylifera e le altre specie del genere oppure se costituisca effettivamente una specie a se stante. Ulteriori informazioni sono comunque necessarie perché sia riconosciuta ufficialmente come specie”.

 

LE FOGLIE SUDDIVISIONE LE PHOENIX I NEMICI

 

I  NEMICI

Soprattutto le phoenix, certamente perché più numerose di quelle delle altre specie del genere, sono attaccate a livello mondiale da due nemici che si stanno dimostrando con il passare del tempo sempre pù gravi:
  • 1)  Il “Lethal Yellow”, malattia batterica diffusa tramite un insetto, un cicala (Myndus crudus) .che si alimenta con la linfa delle palme, ed è presente nella zona caraibica da oltre un secolo.

  • Il problema è che da circa il 1980 si è diffusa in Messico e negli Stati Uniti attaccando inizialmente le palme da cocco e poi una serie di altre. Ben 34 specie diverse sono state attaccate da questa malattia e la canariensis, assieme alla dactylifera, alla reclinata, alla silvestris , alla rupicola, è tra queste.

  • La palma colpita  ingiallisce  tutte le foglie e in poco più di sei mesi muore.Si è cercato di arginare la malattia con iniezioni di antibiotici nel tronco ma con risultati abbastanza scarsi. Presente ancora solo in America.

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    2)     Il “Ryncophorus ferrugineus” (punteruolo rosso).

                E’ un insetto (curculionide delle   palme) lungo come un dito,dotato di robusto rostro, che entra all’interno della palme dalle parti più tenere, nel punto in cui fuoriescono le foglie giovani o dal taglio dovuto alla potatura delle foglie verdi.

                 La femmina depone le uova nelle cavità prodotte con il rostro.Le larve entrano nella palma scavando devastanti gallerie e mangiandone le parti interne. Esse raggiungono la maturità in poco più di tre mesi passati a mangiare in continuazione. Consideriamo che una femmina depone centinaia di uova. La palma muore rapidamente.

               Sembra che l’insetto sia stato introdotto in Italia con l’importazione delle P. dactylifera ad alto fusto dall’Egitto. Si stanno sperimentando trappole a feromoni che attirino e catturino i maschi, non in grado così di fecondare le femmine le quali non potrebbero più riprodursi.